La sindrome da Erasmus si sviluppa in vari stati, via via sempre più gravi.
Passato il periodo di ambientamento in cui si rimpiange la pasta della mamma, le comodità della tua casetta, i tuoi amici, la tua ragazza (che nelle fasi successive diventerà la tua ex ragazza),
i tuoi amici...cominciano i primi sintomi:
- il soggetto inizia a sviluppare comportamenti di odio verso la propria terra natia. Sono comuni frasi come "Eh, qui sì che le cose funzionano" o "Guarda come sono
civili, lasciano i bambini a giocare per strada", comportamenti come commozione nell'ascoltare l'inno nazionale della nazione ospitante e tifare contro la propria squadra di calcio durante
una partita.
Durante questa fase il soggetto sosterrà che si trova all'estero esclusivamente per ragioni di studio e parteciperà a non più di due feste a settimana.
Nella fase 2 il tutto diventa più grave:
- Il malato inizia a dichiararsi nato per vivere nel posto in cui si trova.
- Dopo una fase di tira e molla si chiude il telefono in faccia alla ragazza dopo averle detto "fuck you, I don't want you anymore".
- All'interno di qualsiasi conversazione, anche con la nonna ottantacinquenne, inserisce parole in inglese. Tende a incazzarsi se la nonna non lo capisce e sbraita frasi assurde tipo
"Unbelievable! Qua chiunque conosce almeno una seconda lingua!". La giustificazione più comune che il malato adduce a questo comportamento è che ha dimenticato la parola italiana che
potrebbe meglio rendere il senso del discorso e che l'unico modo che ha di esprimere i suoi sentimenti è il ricorso a vocaboli stranieri.
- Il soggetto partecipa almeno a una festa (ora denominata "party") a sera, continua a sostenere di essere all'estero per motivi di studio, ma il suo rendimento scarseggia a
causa di non precisati problemi di inserimento e un po' di stanchezza: "Probabilmente è il cambiamento d'aria".
Nell'ultima fase, in cui il soggetto è ormai compromesso e mai si riprenderà, i sintomi sono sempre peggiori:
- La persona ha quasi completamente dimenticato l'uso della lingua italiana, rifiuta i suoi amici di una vita e tutta la sua vita precedente.
- È convinto che l'unico luogo dove potrà vivere e morire è quello in cui si trova.
- Si sentono pronunciare frasi come "Scusate ragazzi, non posso proprio ospitarvi. Sapete, io ho una vita qui" oppure "Non potete capire. Qui il cielo è più blu".
- Oramai il suo orologio biologico è stravolto, si sveglia nel primo pomeriggio e va a dormire quando la gente del luogo si alza per andare a lavorare.
- Il cuba libre ha preso il posto dell'acqua all'interno delle cellule del suo corpo.
- Schifa ogni tipo di inviti ricevuti da persone non malate come lui con frasi tipo "Nej, nobody told me. I gotta go to a party now, sorry guys". La sua vita è ormai scandita
dai party a cui non può mancare.
- Si accoppia con qualsiasi cosa che si muova ed ha ormai perso le più elementari nozioni di pudore e comportamento civile.
- L'università l'ha espulso, ma lui non se ne cura: in fondo non ricorda neanche più bene come arrivarci.
- L'unica musica ascoltata è quella in lingua locale, e comunque solo se di nicchia o meglio se in dialetto, anche se non la capisce.
Ormai non c'è più rimedio. Ancora oggi non si conosce un rimedio a questa terribile sindrome.
Lo sradicamento dal luogo di Erasmus potrebbe essere una prima efficace soluzione.
Calci nelle gengive a ogni parola pronunciata in lingua straniera sembrano però essere cure decisamente più efficaci!
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giuseppe profita (lunedì, 07 novembre 2011 11:07)
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